Sainte-Marie-aux-Mines è un delizioso villaggio situato nella Val d’Argent, sui Vosgi, a un passo da Colmar. Il nome del paese rievoca antiche miniere, ma è grazie all’industria tessile sviluppatasi tra il Sette e l’Ottocento che Sainte-Marie-aux-Mines è nota come “la ville aux 100 fabriques”. Oggi di quella fiorente manifattura è rimasto ben poco, ma ancora nei primi decenni del Novecento erano attivi numerosi opifici.
Sainte-Marie-aux-Mines nell’incisione pubblicata nel volume A travers les Vosges (Strasburgo 1888).
La grandiosa tradizione tessile alsaziana era fatta di imponenti stabilimenti nelle aree pianeggianti a ridosso del Reno, mentre nelle vallate dei Vosgi erano le piccole fabbriche, poco più che laboratori artigianali, a costellare un paesaggio tuttora selvaggio e suggestivo, un patchwork di prati verdissimi e foreste cupe, di valli profonde, di vivaci ruscelli e paeselli isolati. La Storia di quelle terre, fatta anche di guerre e di occupazioni, ha mutato più volte l’agire della gente che le ha abitate e oggi Sainte-Marie-aux- Mines, dopo la crisi subita dal comparto tessile tra gli anni Cinquanta e Settanta, ha perso una porzione considerevole della sua popolazione. “Sainte-Marie-aux-Mines s’est fortement développée au 16e siècle à travers l’exploitation des mines d’argent et au 19e siècle avec l’industrie textile, en atteignant 12.000 habitants par le passé. De ces périodes fastes, elle a hérité d’un patrimoine bâti riche et diversifié et s’est dotée de toutes les infrastructures d’une ville moyenne (théâtre, piscine, gymnase, collège, lycée…) qui émaillent la ville” (www.saintemarieauxmines.fr). Dai 12.000 ai 5.000 abitanti odierni… Ma la conversione turistica ha aperto nuove opportunità per un territorio straordinario, ricco di risorse turistiche (a partire da quelle legate all’esplorazione delle antiche miniere).
Nell’Archivio del Lanificio Vitale Barberis Canonico ci sono tracce di quella esperienza imprenditoriale, ma non si tratta delle raccolte di tessuti di qualcuna di quelle aziende cotoniere e/o laniere, bensì dei… campionari in sé. In altre parole, non pochi tra i libroni dell’archivio sono stati assemblati da rilegatori di Sainte-Marie-aux-Mines. La collezione del Lanificio Vitale Barberis Canonico si presenta, in questo senso, se non unica senz’altro speciale, perché tutto l’artigianato della rilegatura in esercizio nel villaggio è puntualmente rappresentato. Sicuramente una rarità.
Le “100 fabriques” locali (Blech, Koenig, Lang, Simon ecc.) dovevano avere una notevole necessità di volumi per conservare o per mostrare i loro campionari e l’abilità dei “relieurs” di Sainte-Marie-aux- Mines si fece apprezzare anche oltre i confini della Val d’Argent. Alcune aziende tessili di Mulhouse, come la Koechlin, affidarono a quegli artigiani la rilegatura degli “échantillons” che annualmente o stagionalmente producevano.
I campionari presenti nell’Archivio del Lanificio Vitale Barberis Canonico realizzati a Sainte-Marie-aux- Mines sono un’ottantina e riguardano il periodo compreso tra il 1876 e il 1930.
Sfogliando l’Annuaire du commerce Didot-Bottin del 1896 (ma occorre consultare il volume dedicato all’estero, perché all’epoca l’Alsazia era occupata dai tedeschi ormai da ventisette anni e tale sarebbe rimasta fino alla fine della Prima Guerra Mondiale) si scopre che a Sainte-Marie-aux-Mines i cartolai, librai, rilegatori erano quattro: Czeizorzinski, Degermann, Louterbach e Mertz. Tutti e quattro sono a Pratrivero a rappresentare una realtà, quella della stampa e della cartotecnica, che a Sainte-Marie-aux- Mines ha radici profonde fino all’inizio del Settecento.
Charles Mertz, “papetier et relieur”, lavorò su campionari Koechlin, ma anche su raccolte Homo e Claude Frères (molto bello quello dedicato ai “Manteaux” del 1892-1893). Il suo è il contributo più rilevante perché circa la metà dei volumi conservati nell’Archivio del Lanificio Vitale Barberis Canonico è uscito dal suo laboratorio.
Etichetta originale della ditta Gustave Degermann.
Etichetta originale della ditta Charles Mertz.
Una pagina del campionario Claude Frères “Manteaux” del 1892-1893.
Albert Louterbach stampava anche cartoline postali. Il suo lavoro si concentra nel periodo 1924- 1930 (24 campionari), tutti della Koechlin. Nello specifico, alcuni libroni firmati “K & C”, cioè Koechlin & Compagnie contengono preziosi tessuti armaturati, ricchi di disegnature complesse e decorative. Interessante notare che quei campionari definivano precisamente la ripartizione dei mercati dell’azienda. C’erano quelli specifici per “Paris”, come se la capitale avesse un gusto e una moda a sé (in effetti, era così), quelli per la generica “Exportation”, ma anche quelli che tramandavano, stagione dopo stagione, i tessuti per la “Europe”, oppure quelli più apprezzati in “Angleterre” o “Allemagne” e, per il 1926, in “Amerique”.
Etichetta originale della ditta Albert Louterbach.
Una pagina del campionario “N & C” denominato “Été 1929” – “Paris”.
Gustave Degermann produsse un unico campionario, una rilegatura di fogli Claude Frères 1894-1895. Come spesso accade, anche questo librone della Jean Claude Frères (casa parigina specializzata nel commercio di raccolte di tendenza, storicamente al 10 di rue d’Uzès, ma i Claude sono una famiglia di origini alsaziane attiva nell’industria tessile) non offre particolari informazioni tecniche. Tuttavia, si fanno apprezzare i quadri, anzi i tartan, che sembrano non avere nulla da invidiare agli originali scozzesi. Edouard Czeizorzinski fu tra i quattro il più importante, tanto da meritare una pagina a sé.
Etichetta originale della ditta Gustave Degermann.
Una pagina del campionario “Claude Frères” 1894-1895.