L’inverno parigino del 1888 sarebbe stato… invernale, ma non tetro. C’è un campionario Claude Frères nell’Archivio Storico del Lanificio Vitale Barberis Canonico che contiene ritagli di tessuti anglais piuttosto caldi e colorati. Giacche da uomo diagonali, a quadri, puntinate, rigate, spigate, all’insegna di un hiver da sentire addosso con distinta allegria e formale autoironia. Parigi osservava la tour Eiffel crescere lentamente, ma con costanza. L’Expo del 1889 avrebbe avuto il suo totem di metallo e la Ville Lumière avrebbe brillato più che mai. Non si poteva non vivere quella stagione straordinaria. E per essere alla moda, all’inglese, l’uomo elegante avrebbe indossato cardati morbidi e terrosi nelle tinte di base, ma con cenni di rosso, accenti di blu, apostrofi di verde.
La Tour Eiffel in costruzione nell’ottobre 1888.
In quell’inverno, che si presentava come un lungo autunno non intenzionato a finire, i librai di Parigi avevano in vetrina una novità in più da consigliare ai loro affezionati clienti. Certo, non un libercolo da quattro soldi, non un romanzetto a puntate da leggere sul giornale. Non, Messieurs, l’opera di Albert Charles Auguste Racinet è tutt’altra cosa. Da quando Monsieur Racinet si era accordato con il celebre editore Firmin Didot et C.ie nel 1869, i suoi lavori, già famosi, erano diventati ancora più ammirati e ricercati. Dopo L’Ornement polychrome (1869-1873), ecco Le costume historique, l’ultima e insuperata fatica del noto incisore, illustratore e, soprattutto, grande cultore dell’abbigliamento e della moda di tutti i tempi. Le costume historique, pubblicato a dispense a partire dal 1876 e completato nel 1888, era formato da “cinq cents planches, trois cents en couleurs, or et argent, deux cents en camaïeu. Types principaux du vêtement et de la parure, rapprochés de ceux de l’intérieur de l’habitation dans tous les temps et chez tous les peuples, avec de nombreux détails sur le mobilier, les armes, les objets usuels, les moyens de transport”. Cinquecento tavole colorate, con oro e argento!
Pagina di “Le costume historique” raffigurante l’Oriente.
Pagina di “Le costume historique” raffigurante la Persia.
Pagina di “Le costume historique” raffigurante l’Europa del XVIII secolo.
I dorsi dei sei volumi dell’edizione originale sembrano intonarsi perfettamente con i ritagli di tessuto che animano le pagine del librone Claude Frères di quell’annata. E più ancora con quelle meraviglie cromatiche che raccontano la “moda” dai tempi più remoti all’Ottocento, dalla nuovissima Oceania alla vecchia Europa. Non a caso si trovano nello stesso prestigioso archivio. Il richiamo reciproco di gusto e di stile di oggetti appartenenti alla stessa epoca e allo stesso luogo, una raccolta di tessuti e una raccolta di rappresentazioni di abiti e accessori più o meno antichi, è suggestivo. È come se fosse assolutamente necessario indossare una giacca all’inglese dell’inverno del 1888 per poter godere pienamente del prodigioso travail di Albert Racinet. L’ambiente è quello giusto, nell’Archivio Storico del Lanificio Vitale Barberis Canonico. Per leggere la ricca introduzione dello stesso editore e poi la dotta dissertazione dell’autore che anticipa un cospicuo vocabolario tecnico e spiega le sontuose planches.
Accostare il campionario all’opera del geniale Racinet suscita un curioso effetto ottico. I tessuti anglosassoni così rigorosi nella disegnatura, espressione di un’epoca di geometrica fiducia nella civiltà e nel progresso, conferiscono ancora più vivacità alle figure di “buoni selvaggi” di ogni dove, di cittadini della classicità greco- latina, di dignitari medievali, di eleganti amerindi, di nobili dell’Estremo Oriente, di borghesi dell’opulenta Europa del Seicento, di sofisticati aristocratici del secolo dei lumi che popolano le pagine dei sei tomi. E tutte quelle raffigurazioni di umanità abbigliate nelle più strane fogge e nei più lontani paesi, sembrano fondersi e sublimarsi per arrivare a quei panni pelosi, alle loro linee, come se l’eleganza fin du siècle fosse il punto d’arrivo un percorso di affinazione e raffinazione, un’elaborazione durata millenni e milioni di chilometri destinata a definirsi in un capospalla da indossare a Parigi nell’inverno del 1888. Magari sotto la neve, che molti di quei popoli rievocati da Monsieur Racinet non avevano mai visto.
Pagine interna di “Le costume historique”.
La forza creativa e culturale di raccolte come quella dell’Archivio Storico del Lanificio Vitale Barberis Canonico sta anche nella possibilità di instaurare questo tipo di correlazioni. Due prodotti dell’ingegno, coevi, ma lontanissimi, si avvicinano e generano opportunità e stimoli. E raccontano una visione del mondo positiva e orientata verso l’esperimento e la scoperta, verso il recupero del passato dell’abbigliamento e del modo di intenderlo, verso l’ideazione della novità e la proposizione commerciale dell’abbigliamento e del modo di intenderlo. Così il classico dei campionari Claude Frères si mescola all’antico de Le costume historique di Racinet e può nascerne qualcosa di assolutamente moderno e nuovo.
Tra rue d’Uzès e rue Jacob, tra la maison Claude Frères e la librairie Didot, scorre la Senna, si erge il Louvre, si staglia il Palais-Royal (dove si trova una statua del medesimo Firmin Didot). Mezz’ora a piedi. A Pratrivero la distanza è ancora più ridotta: una rampa di scale, quasi lo stesso scaffale.
Pagina di “Le costume historique” raffigurante l’abbigliamento di Luigi XIV.