Di George Stanhope, sesto conte di Chesterfield, si tramandano due attitudini speciali, due tratti caratteristici: l’amore per i cavalli di razza e la ricercatezza dell’abbigliamento. Nato a Bretby (Derbyshire) nel 1805, George Stanhope è considerato come uno dei modelli dell’eleganza maschile del periodo della Reggenza e della successiva epoca georgiana, prima dell’avvento della Regina Vittoria.
Vera icona dandy, il conte di Chesterfield cavalcò la moda dei suoi tempi tra buongusto e stravaganza. A ricordarlo così è un’autorità in materia, ovvero quell’Henry Poole, che fu una delle “anime pioniere” di Savile Row e che si fregia tuttora (basta dare un’occhiata alla Hall of Fame del sito henrypoole.com) di aver avuto il conte Stanhope tra i suoi più celebri clienti. Giovane sportivo, Lord Chesterfield si distinse a Eton e a Oxford più che per l’inclinazione agli studi per la sua innata abilità equestre.
L’empatia con i cavalli, unitamente alla estrema raffinatezza nel vestire e al gioco d’azzardo, gli fece dilapidare buona parte del suo ingente patrimonio personale già prima dei trent’anni.
Ma le corse (spesso vittoriose) agli stakes di St Ledger (Doncaster) e di Oaks (Epsom), e al Grand National di Liverpool erano la sua passione, le scuderie la sua vita, e gli avevano fatto guadagnare, se non denaro, almeno l’incarico di alto rango di Master of the Buckhounds, cioè di responsabile di uno dei dipartimenti delle prestigiose “Stalle reali”.
Grazie a tale nomina (1834) il ventinovenne George Stanhope ha potuto vantare il titolo di rappresentante di Sua Maestà all’ippodromo di Ascot in occasione dell’annuale Royal Ascot meeting. Tutto questo dinamismo può risultare in palese contrasto con quanto si attribuisce al nonno, quel Philip Dormer Stanhope (1694-1773) quarto conte di Chesterfield che la tradizione vuole come “inventore” del sofà Chesterfield e delle relative poltrone (così attesta il sito di born.forniture).
I campionari dell’Archivio Storico del Lanificio Vitale Barberis Canonico testimoniano che il conte dandy si serviva non soltanto da Henry Poole, ma anche da altri sarti della Londra di metà Ottocento. Il 28 maggio 1860, vent’anni dopo aver lasciato il palazzo di famiglia di Chesterfield Street, nel Mayfair (la dimora in stile palladiano con interni barocchi costruita dal citato nonno – e demolita nel 1937 – era diventata troppo costosa per il gaudente e indebitatissimo nipote…) per la più modesta magione di Grosvenor street, Earl Chesterfield ordinò un taglio di Fancy Angola grigio chiaro presso l’atelier dell’ignoto sarto produttore di alcuni dei “libroni” del suddetto Archivio Storico.
Si trattava di 2 yard e 7/8, come a dire poco più di 2,6 metri: la misura giusta per un abito di un uomo un po’ più alto e robusto della media. La stoffa, rigata con tonalità più marcate, proveniva dalla premiata ditta Scott & Wright, wollendrapers con negozio nel distinto civico 6 di Glasshouse street (dove adesso c’è il Jewel Bar) all’innesto su Regent street, ossia Piccadilly Circus. Il Fancy Angola era un tessuto morbido, una saia “fantasia” con trama in lana e ordito in cotone. Con indosso quel completo confortevole, il sesto conte di Chesterfield avrà forse trottato tra le colline dell’avito Derbyshire dove si recava il più sovente possibile, anzi avrà addirittura sciolto le briglie di uno dei suoi formidabili destrieri lungo le due miglia del galoppatoio fatto costruire nei pressi della natia Bretby Hall.
Il destino però lo ha voluto privare del piacere di spegnersi a cavallo o almeno in campagna: George Stanhope morì il 1° giugno 1866 sui gradini della casa londinese. Sulla Pall Mall Gazette fu commemorato con il rispetto e la simpatia dovuti a un gentleman elegante di indiscutibile generosità, a un raffinato cultore dell’indulgenza verso le proprie passioni, a uno sportivo di gran classe. Con questo carattere lo raffigura il ritratto che l’amico conte Alfred d’Orsay (1801-1852), uno dei più celebri dandy francesi e artista di talento, gli fece nel 1840.
Una curiosità: Bretby Hall passò di mano fino a essere ereditata da George Edward Stanhope Molyneux Herbert, quinto conte di Carnarvon (1866-1923), a sua volta cliente del solito Henry Poole. Fu lui a vendere la proprietà per finanziare gli scavi che portarono alla scoperta – sensazionale ma “maledetta” – della tomba del faraone Tutankhamon nel 1922.