Vitale Barberis Canonico

Il fancy angola, i conti Stroganoff e il principe Galitzine

Secondo l’autorevole “Fashion Dictionary” di Mary Brooks Picken (Funk & Wagnall’s, New York, 1957) l’angola era un “Yarn spun of a mixture of cotton and wool. Used in England for the filling of a fabric with a cotton warp, called Angola. Similar yarn used for mending hose, also called Angola mendings”. Stando ad altre fonti l’angola fu prodotto per la prima volta in Inghilterra verso il 1815, ma non mancano indicazioni che lo anticipano al XVIII secolo, e altre piuttosto discordanti. Sul “Dictionary of textiles” pubblicato nel 1915 (a New York, presso la Fairchild Publishing Company,  da Louis Harmuth, “fashion editor” di “Women’s wear“, l’angola era senz’altro un filato misto lana/cotone, ma anche un “twilled, red cotton cloth”, oppure “a thick, soft twilled, napped woollen overcoating”, quando non un “English yarn of mixed wool and cotton used for darning stockings”.

Tanti dizionari, tante definizioni. Come quella del blasonato “Dictionary of fashion history” di C. W. e P. E. Cunnington, edito a più riprese e con titoli leggermente diversi dal 1960, dove per “angola” si doveva intendere “angora”, ossia “the new lama cloth”, made from the hair of the llama goat, from the neigh-bourhood of Angora in Asia Minor. Originally imported as mohair. In 1850 it was woven with a warp of coloured silk under the name of ‘poil de chèvre’”. Ma il paese africano, ex colonia portoghese, c’entra o no? Forse no. Forse. E c’è chi tira in ballo le imitazioni degli scialli di cashmere, chi i tessuti diagonali o spigati, chi il pelo di coniglio e chi la seta… Quindi? Difficile capirci qualcosa…

Quel che è certo o, almeno, così pare, è che nella Grande Esposizione di Londra del 1851, così come nella riedizione del 1862, l’angola, più o meno fancy, si fece apprezzare dai tanti curiosi e dai molti intenditori convenuti sul Tamigi per farsi un’idea di come e dove stesse andando la moda. Da notare che, in barba all’origine (presunta) inglese del filato e del tessuto in oggetto, buona parte degli espositori di tale prodotto erano tedeschi…

Nei campionari londinesi di metà Ottocento conservati nell’Archivio Storico del Lanificio Vitale Barberis Canonico, il fancy angola è uno degli articoli più ricorrenti, cioè più richiesti. Il solito ignoto sarto (che sempre più assomiglia a Henry Poole…) compilatore dei libroni di cui sopra ha anche applicato alle pagine diversi ritagli di quella stoffa grossolana, ma elegante, a tre colori (scuro, grigio, bianco) in diagonale, di sicuro ottima per confezionare robuste giacche da passeggio o da scampagnata.

Il campione del tessuto fancy angola scelto dal conte Alessandro Stroganoff il 18 agosto 1860
Tessuto storico dell'archivio.
261.814/2
Dettagli
Campione di tessuto contemporaneo di Vitale Barberis Canonico che riprende il gusto del fancy Angola
Tessuto della collezione Vitale Barberis Canonico.

D’altro canto, come dargli torto: quel tessuto così sportivo fu scelto da clienti di tutto riguardo. Nell’estate del 1860, per la precisione tra l’11 agosto e il 5 settembre, i conti Alessandro (1818-1864), Paolo (1823-1911) e Gregorio (1829-1910) fratelli Stroganoff o Stroganov (ma anche Strogonov) fecero le loro cospicue commesse.

Figli di Sergio, appartenevano alla celebre famiglia nobile russa da cui ebbe origine il noto piatto e una straordinaria collezione d’arte e di libri conservata in un magnifico palazzo secentesco di Roma.

Foto del conte Paolo Stroganoff

In quell’estate londinese erano tutti uomini nel fiore degli anni e desiderosi di vestire con sobria eleganza e informale comodità. La stessa cosa doveva averla in mente il principe Boris Galitzine. Ma quale dei tre Boris Galitzine, tutti principi, che avrebbero potuto trovarsi dalle parti di Savile Row a quello stesso mese di agosto del 1860? Tra il 1821 e il 1833 ben tre membri di quell’illustre casato russo vennero al mondo e ricevettero quel nome. Di quel Boris (un quasi trentenne o un quasi quarantenne?) possiamo immaginare i gusti in fatto di tessuti e di abbigliamento, magari affinati scambiando confidenze e consigli con i connazionali Stroganoff, anche loro dal “sangue blu”. È bello pensare che quel principe Galitzine, forse padre dell’omonimo Boris (tra i fondatori della sismologia nonché inventore del primo sismometro elettrico), possa essere un avo della “principessa della moda”, come a dire l’inimitabile Irene Galitzine (1916-2006).

Tra gli estimatori del fancy angola si incontra, sui medesimi volumoni, anche un non meglio identificato “Count Tolstoj”. Appare registrato accanto agli Strogranoff, acquirente dello stesso tessuto, committente dello stesso abito. Che sia davvero “quel” Tolstoj? Lo scopriremo un’altra volta…

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