Quello del 1908 fu il suo ultimo campionario. Partecipò alla sua progettazione, ma non fece in tempo a vederlo presentato. Giovanni Maria Tonella morì il 19 settembre 1907. Il suo lanificio proponeva una buona varietà. Buon filo cardato, panni caldi dai colori caldi per l’inverno, freschi per l’estate, disegni classici e regolari, ma non senza colore. Alla sua dipartita c’erano già i suoi figli a mandare avanti l’azienda. Adolfo, Gennaro, Enrico (sposato con Tilde Loro Piana) e Valerio (marito di Itala Ferla). E c’erano anche la vedova, Maria Trabaldo Togna, e le figlie Anna, Ersilia, Celestina e Mary. Tanta prole, un vero e proprio campionario di discendenza potenziale.
Giovanni Maria Tonella, nel ritratto di Simone Rosetti pubblicato nel volume di Vincenzo Ormezzano Il Biellese nel suo sviluppo industriale: Trivero, valli del Ponzone, del Sessera con zona limitrofa (1929).
Giovanni Maria Tonella era un tessitore. Suo padre, Bartolomeo (1815-1869), invece, era stato in calzolaio, come il nonno, Antonio (1785-1844), che non aveva conosciuto, perché era nato l’8 maggio 1852. Era gente di Cereie, anzi di “Cereje”, un posto adatto per le botteghe degli artigiani, ma non per le fabbriche. Per le fabbriche ci voleva acqua e spazio e su quei colli scarseggiavano l’una e l’altro. Eppure…
Eppure, Giovanni Maria Tonella, che non voleva impuntare tomaie, ma tessere batavie e saglie, qualcosa era riuscito a combinare. Per cominciare c’è quella data, 1873, sulle etichette della cessata ditta. Certo, allora il giovane Giovanni Maria era davvero giovane, ma a ventuno anni all’epoca si era non solo maggiorenni, ma uomini fatti, quindi perché non dar credito a quel millesimo fondativo? Ma non ci sono, al momento, indicazioni precise circa quella realtà produttiva e commerciale.
In ogni caso, nel 1876, a ventiquattro anni, era nel novero degli imprenditori che formavano la “Lega del Risparmio” a favore dei loro operai.
Nel 1882 si faceva chiamare “industriale”. Nel mese di agosto di quell’anno, Giovanni Maria Tonella pubblicò su “L’Eco dell’Industria – Gazzetta Biellese” alcune inserzioni proponendo la vendita di macchinari. “N° 1 Mull-jenny inglese di fusi 210; N° 1 Battitoio per cascami, sistema Canepa; 1 Carda da 80 cent.tri. Il tutto in ottimo stato ed a condizioni favorevolissime”. Queste macchine di preparazione e filatura si trovavano a Cereie, segno che la sua fabbrica era ancora in quella zona. Nell’autunno dell’anno successivo, sempre da Cereie, cercava ancora di liberarsi del battitoio Canepa e anche di “una ruota idraulica del diametro di metri 8 e larga cent. 72 di stomaco tutta di larice rosso con corona di ghisa. Il tutto in perfettissimo stato, quale nuovo”. Un bestione! Probabilmente in origine piazzato in un mulino che sfruttava poca acqua, ma con un buon salto.
L’Archivio Storico Vitale Barberis Canonico conserva tracce documentarie e campionari relativi a Giovanni Maria Tonella, ma non per quel periodo remoto. Un periodo non facile per tanti industriali tessili che sperimentarono difficoltà e instabilità a tutti i livelli. Tenne duro, Giovanni Maria Tonella, per più di dieci anni, poi dovette cedere. Nel 1894 dichiarò fallimento. Niente di grave, né tanto meno di strano. Capitava, capitava spesso. Furono pochi quelli che si salvarono. Molti ritentarono, tanti ripartirono, senza perdere la faccia, anzi. Nomi eccellenti che hanno fatto la storia del tessile biellese e nazionale “portarono i libri in tribunale” alla fine dell’Ottocento e poi si ripresero diventando grandi, grandissimi.
Le antiche carte non illuminano sulle condizioni specifiche della disavventura imprenditoriale di Giovanni Maria, ma i giornali dell’epoca fanno riferimento anche a un altro Tonella, Celestino, lontanissimo cugino, come se quest’ultimo avesse innescato la debacle del primo. La situazione era seria, tanto che Giovanni Maria Tonella fu costretto, per tentare di sanare la sua situazione debitoria, a mettere in vendita al miglior offerente “pezze di panno, lane meccaniche e naturali, cotoni, catene ordite, filati, oleine, attrezzi, carri, vetture, mobiglio di casa”. Le cessioni cominciarono il 18 settembre 1894 e proseguirono per tutto l’autunno, con ribassi sempre maggiori. E nell’estate del 1895 non si erano ancora concluse. Su “L’Eco dell’Industria” del 11 luglio 1895, infatti, comparve questa inserzione:
L’inserzione su “L’Eco dell’Industria” dell’11 luglio 1895 e un manifesto pubblicitario della Ruston, Protor & Co. dalla quale Giovanni Maria Tonella aveva acquistato il “locomobile a due cilindri”. Il signor Scheuber citato nell’inserzione era Melchiorre Scheuber, uno svizzero chiavazzese di adozione che aveva impiantato lungo il Cervo uno stabilimento meccanotessile piuttosto celebre alla fine dell’Ottocento.
Giovanni Maria Tonella era stato obbligato a vendere il suo trattore a vapore… Aveva toccato il fondo? Possibile. Ma, in buona misura, quel brutto momento era già alle spalle, perché il tessitore triverese si era nel frattempo rimesso in sesto e aveva iniziato un’altra, più fortunata, avventura industriale. E stava solo aspettando di poter coinvolgere i suoi figli nell’impresa che aveva felicemente avviato non più a Cereie, ma lungo il torrente Sessera. Non è chiaro come siano andate le cose, ma a valle del fallimento del 1894, Giovanni Maria Tonella era entrato in società con il suocero, Quirico Trabaldo Togna, o, più probabilmente con il cognato, Pietro Trabaldo Togna, avviando la ragione sociale “Tonella & Trabaldo” che, in quel di Pray, produceva “tessuti vellutati e uniti novità mezzo fini” come attesta la Guida Allara nel Circondario di Biella del 1897. Alla fine degli anni Venti, Vincenzo Ormezzano, nel suo libro sullo sviluppo industriale del Biellese dedicato alla Valsessera, scriveva che Giovanni Maria Tonella si era spostato da Trivero “con modeste risorse, prima col fratello Antonio, in seguito col sig. Zignone Luigi [che fu poi un pioniere dell’industrializzazione tessile valsesiana in quel di Quarona, n.d.a.], poi col cognato Pietro Trabaldo Togna [poi fondatore del grande Lanificio Trabaldo Pietro Togna di Pray, n.d.a.], esplicò la sua vigile attività ed intelligenza nell’industria laniera, lasciando in eredità ai suoi figli un’azienda industriale ora diventata una delle migliori della Vallesessera”. Queste diverse esperienze societarie, questi sodalizi ad assetto variabile, di durata anche minima, erano la regola in quel contesto incerto e instabile.
Tuttavia, con basi ben più solide perché fondate all’interno della famiglia, il 9 maggio 1907 Adolfo, Gennaro ed Enrico avevano costituito con il padre la “Giovanni Maria Tonella & Figli”. Un nuovo capitolo si apriva, quello dell’affermazione e del successo tratteggiato dall’Ormezzano.
I tessuti parlano da sé. Quelli di quegli anni, ancora perfetti custoditi nell’Archivio Storico Vitale Barberis Canonico, raccontano abiti moderni, classici, ma non troppo, vellutati sì, ma anche agili, addirittura sportivi, da tempo libero, dove la novità delle disegnature esaltava la qualità delle armature, pur intrecciando filati non finissimi. Un ottimo compromesso tra creatività e prezzi non proibitivi.
Dal campionario del Lanificio Giovanni Maria Tonella & Figli del 1900.
Dal campionario del Lanificio Giovanni Maria Tonella & Figli del 1900.
Nello stesso anno, come noto, Giovanni Maria Tonella passò da questa a miglior vita. Quell’atto costitutivo rogato in primavera sa di inverno, sa di presagio di morte. Forse Giovanni Maria era consapevole di essere malato e non poteva indugiare oltre. I giornali lo salutarono così: “Crisantemi. Deponiamo riverenti un fiore di lutto sulla tomba che racchiude la salma dell’egregio industriale Tonella Giovanni di Pray, il quale a soli anni 55 di età veniva rapito all’affetto della numerosa famiglia e degli operai, alla stima de’ suoi colleghi nell’industria. Condoglianze alla desolatissima vedova, ai figli, alle figliuole e ai congiunti tutti piangenti l’immane sventura domestica”.
La sua morte non fermò i filatoi né i telai della fabbrica di Flecchia, perché è lì che da qualche anno Giovanni Maria e i suoi figli si erano impiantati. Il loro destino aveva incrociato quello dei Piantino e del loro stabilimento sulla sponda del torrente tra la collina di Flecchia e l’abitato di Pray.
Ma questa è un’altra storia, una storia che merita di essere raccontata in un’altra puntata…